Il New York Times pubblica un articolo sul rapporto tra fondazioni politiche americane e alcuni gruppi pro-democrazia in Medio Oriente. I contatti sarebbero avvenuti tra l’International Republican Institute, il Democratic National Institute e Freedom House, da un parte, e il Movimento 6 Aprile in Egitto, il Bahrain Center for Human Rights e alcuni attivisti yemeniti dall’altra.
L’inchiesta si basa su dichiarazioni ufficiali rilasciate di recente e alcuni leaks. Stephen McInerney, direttore del Project on Middle East Democracy, ha dichiarato di aver sostenuto lo sviluppo di “skills e network” degli attivisti, e che “l’addestramento ha sicuramente avuto un ruolo in quello che poi è successo, ma è stata la loro rivoluzione. Non l’abbiamo iniziata noi”. Nel 2008 alcuni attivisti egiziani hanno partecipato ad un “technology meeting” a New York dove hanno imparato a “organizzare e costruire una coalizione”. Secondo l’articolo, questi contatti hanno generato non poche tensioni:
Apprezziamo l’addestramento ricevuto attraverso le ONG finanziate dal governo americano, che ci hanno aiutato nella nostra lotta, ma siamo anche consapevoli che questo stesso governo ha addestrato i servizi di sicurezza nazionale, responsabili di aver minacciato e arrestato molti di noi […]
Le attività di promozione della democrazia avrebbero creato non poche tensioni diplomatiche. L’articolo del NYT riporta un cablo del gennaio 2010 in cui le autorità del Bahrein sostengono che il training avrebbe “beneficiato in maniera sproporzionata l’opposizione”. Un altro cablo del 2007 descrive Hosni Mubarak “estremamente scettico sul ruolo americano nella promozione della democrazia”.
Il governo egiziano avrebbe chiesto a Freedom House di non collaborare con l’opposizione e le organizzazioni per i diritti umani. I contatti con questa organizzazione avrebbero generato tensioni anche all’interno dell’opposizione, in particolare il Movimento 6 Aprile. Ahmed Maher, uno dei leader del movimento, avrebbe subìto un “simil-processo” per “tradimento” proprio a causa dei suoi legami con Freedom House. Un “importante blogger” avrebbe addirittura minacciato di rivelare tutto attraverso il suo blog, ma sarebbe stato “allontanato” insieme agli altri critici.
[UPDATE] È arrivata la risposta del Movimento 6 Aprile. Venerdì il gruppo ha rilasciato un comunicato ufficiale, poi ripreso da al Masry al Youm, negando di aver preso finanziamenti da “qualsiasi ente straniero”. Il comunicato sostiene che il NYT si sarebbe affidato alle dichiarazioni di ex-membri “allontantati dall’organizzazione” e minaccia di denunciare chiunque diffonda informazioni false sul suo conto.