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Nota cairota

Da un paio di giorni sono al Cairo per una conferenza. Purtroppo non posso trattenermi granché né andare in giro, visto che i soldi che sto spendendo sono come al solito i miei sebbene sia qui anche per fare da uomo sandwich per l’istituzione presso cui studio e lavoro. Ma lasciamo perdere il mio precariato ché altrimenti mi incattivisco più di quanto non lo sia già.

Qui c’è movimento, entusiasmo ma soprattutto determinazione. E quella parola, thawra, è un mantra sulla bocca di tutti. A proposito di determinazione, tenete d’occhio Mosireen, un collettivo autonomo di mediattivisti con le idee chiarissime: “siamo la propaganda machine della rivoluzione”. Una ventata di aria fresca in mezzo al cianciare democratico di stampo anglosassone. I membri fondatori si sono incontrati nella media tent di Tahrir durante il tumulto del 2011. Quando l’esercito sgombera la piazza con la forza decidono di mettersi insieme e cominciano ad assemblare un archivio digitale sulle violenze perpetrate dagli apparati di sicurezza.

I filmati vengono diffusi capillarmente sul territorio tramite proiezioni all’aperto nei quartieri del Cairo e altre città. Seguo Mosireen da tempo e cercherò di parlarne più a lungo in futuro. Per il momento consiglio di dare un’occhiata al loro materiale anche se non è un’esperienza piacevole. È tutto li: la violenza di Maspero e la strategia della tensione di Port Said; le occupazioni e le lotte operaie; ragazze impallinate a distanza ravvicinata e/o picchiate selvaggiamente; i corpi devastati dai caroselli dei blindati e le testimonianze di amici, familiari, conoscenti.

Ieri c’era un signore del personale di servizio che si intrufolava nelle conferenze dopo aver servito cibo e bevande. Non erano linguaggi a lui familiari e dopo un po’ ha desistito. Alle 5 Mosireen aveva in programma un paio d’ore tra proiezione e dibattito. Il signore è entrato nell’aula e si è seduto in cima, all’ultima fila, come uno studente timido al primo giorno di lezione. Sono state due ore intense e difficili: molti si sono lamentati per i contenuti troppo espliciti, alcune donne hanno abbandonato l’aula. Reazioni prevedibili perché le immagini e i racconti toglievano il fiato. A stento, ma sono riuscito a mantenere un certo controllo. Poi ho sentito l’anziano signore che singhiozzava con le mani sulla bocca, come se cercasse di non disturbare, e tutto è andato a farsi fottere…

Posted in Mai Abbastanza.

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