Che il linguaggio fosse una risorsa fondamentale dell’animale umano lo sappiamo da tempo. Sappiamo anche che per il potere politico il linguaggio è una preziosa risorsa di warfare. Un articolo apparso qualche giorno fa sul Guardian registra un ulteriore sviluppo di questa logica.
L’Intelligence Advanced Research Projects Activity (IARPA), un’agenzia d’intelligence americana, ha inaugurato un programma di ricerca sulle metafore per possibili applicazioni in materia di guerra al terrorismo e sicurezza nazionale. Il progetto è copiosamente foraggiato anche se non assicura “quick wins”, “low-hanging fruits” o “sure things”. Quando si tratta di “fornire al nostro paese un netto vantaggio sui futuri avversari in termini di intelligence ” non esiste conoscenza “inutile” e non si bada a spese.
Secondo la Dr.McCallum-Bayliss, responsabile del progetto, l’obiettivo principale è quello di automatizzare le analisi linguistiche di George Lakoff e Mark Johnson in modo da produrre un’analisi scientifica delle metafore. Se non fosse sufficientemente agghiacciante, il problema fondamentale che la ricerca intende risolvere è il seguente:
Understanding the shared concepts and patterned behaviours of a culture is a significant challenge […] because cultural norms tend to be hidden. Even cultural natives have difficulty defining them. Having a system that could discover and structure cultural beliefs and perspectives would be valuable to novice and seasoned analysts alike.
Per la McCallum-Bayliss il problema è l’essere umano che, si sa, soprattutto se “nativo culturale” non capisce un cazzo. E questa non è una metafora.