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Sign o’ the Times: salvate il soldato Meotti!

Due giorni fa si ragionava su rotture e continuità delle insurrezioni arabe, in particolare sulla vittoria di Morsi e la crisi dei Middle East Studies nordamericani. Oggi è necessario spendere qualche parola in più sull’area conservatrice, ché c’è da morir dal ridere! Prendo spunto da una gustosa querelle giornalistica internazionale (hat tip: Paola Caridi). Mutatis mutandis il giornalista farlocco è un italiano, un fogliante per la precisione.

Giulio Meotti si è guadagnato un posto di tutto rispetto nell’industria culturale islamofoba. Attraverso un blog ospitato dall’Elefantino -che, si sa, per queste cose ha occhio- il nostro ha contribuito a divulgare in Italia la politica della paura, trovando terreno fertile soprattutto all’interno della sua professione. Qualche mese fa Marc Tracy si prende la briga di analizzarne la produzione giornalistica, rilevando una certa propensione al plagio su larga scala. Una sintesi in italiano dell’affaire si può leggere qui. Chi volesse approfondire può farlo leggendo il pezzo di Max Blumenthal, ma consiglierei ai più deboli di stomaco di non andare oltre il titolo: “Giulio Meotti: Serial Plagiarist or Common Hasbarist?

Da tempo Meotti figura in quell’album di famiglia del pensiero neocon italiano mappato nella rubrica “Fuffa Connection“. Ho smesso di occuparmene perché lo considero un fenomeno esaurito, condannato all’irrilevanza dalle insurrezioni arabe ma soprattutto dalla strage di Oslo. I tempi cambiano, e contingenza vuole che oggi la real politik imperiale veda nell’Islam, qualunque cosa questa parola significhi, un alleato fedele nella regione. La percezione dell’altr* musulman* viene capovolta. La caduta del soldato Meotti non è che un segno dei tempi, uno dei tanti …

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