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Parla la famiglia bin Laden

Non mi sembra di averla letta sui giornali italiani questa, forse è sfuggita. Due giorni fa il New York Times ha pubblicato la dichiarazione ufficiale della famiglia bin Laden, Omar e altri fratelli: tutti figli legittimi di quel Provenzano postmoderno sottoposto al metodo Brusca™. I gonzi delle settimane scorse dovrebbero cominciare ad elaborare sottili distinguo, e piuttosto in fretta perché le cose si mettono male.

La famiglia bin Laden non è “convinta” dalle prove fornite, non riconosce Osama nell’anziano protagonista del secondo video e chiede “prove definitive” a conferma della versione ufficiale. Omar sostiene che la sua famiglia non sarebbe stata contattata da coloro i quali avevano in custodia il corpo di bin Laden. L’operazione Geronimo, inoltre, desta più di un sospetto:

If he has been summarily executed then, we question the propriety of such assassination where not only international law has been blatantly violated but USA has set a very different example whereby right to have a fair trial, and presumption of innocence until proven guilty by a court of law has been sacrificed on which western society is built and is standing when a trial of OBL was possible for any wrongdoing as that of Iraqi President Sadam Hussein and Serbian President Slobodan Miloševic’.

Dopo una boutade sull’onore delle donne di casa bin Laden, in salsa wahhabi, nel paragrafo conclusivo il tono della missiva si fa legalmente minaccioso. L’amministrazione Obama ha 30 giorni di tempo per rispondere alle domande poste dalla famiglia bin Laden. Qualora non lo facesse, un pool di avvocati potrebbe portare il caso davanti ai tribunali internazionali.

Posted in Fuffa Connection.

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